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Francesco e il Natale - Visto da Lui

Felice Accrocca
Pubblicato il 30-11--0001



Il Natale di Greccio del 1223 è una delle pagine più suggestive e famose dell'epopea francescana, anche se non priva di grossi fraintendimenti. Meno conosciuta, invece, è un'altra pagina di storia, non meno bella, anche questa accaduta a Greccio nel Natale di un anno imprecisato. In quel giorno un ministro era venuto a trovare Francesco per celebrare la festa insieme con lui. I frati del luogo prepararono allora la mensa con grande cura, con belle tovaglie bianche e bicchieri di vetro. Un lusso, certo, per gente che per vocazione aveva quella di vivere come i poveri, che a malapena – anche in quel giorno – avevano di che mangiare. Vedendo quella scena, Francesco uscì senza farsi notare e, preso il cappello e il bastone di un mendicante di passaggio, andò fuori dal romitorio. I frati intanto si posero a tavola, perché Francesco stesso aveva dato l'ordine di non aspettarlo quando tardava a recarsi a mensa. Egli allora bussò alla porta, quindi entrò come un pellegrino e giunto nella stanza dove i frati mangiavano chiese l'elemosina per amore di Dio. Tutti lo riconobbero immediatamente. Il ministro allora rispose: “Fratello, siamo poveri anche noi, ed essendo numerosi, le elemosine che stiamo consumando ci sono necessarie. Ma per amore del Signore, che hai invocato, entra e divideremo con te le elemosine che Dio ci ha dato”. Francesco si accostò alla tavola e il ministro gli diede la scodella, da cui stava prendendo cibo, con del pane. Egli, allora, prese l'una e l'altro andò a sedersi in terra vicino al fuoco, mentre i frati stavano a mensa in alto. Disse poi sospirando: “Quando vidi questa tavola preparata con tanto lusso e ricercatezza, ho pensato che non era la mensa dei poveri frati, i quali vanno ogni giorno a questuare di porta in porta. A gente come noi si conviene seguire in ogni cosa l'esempio di umiltà e povertà del Figlio di Dio più che agli altri religiosi: poiché a questo siamo stati chiamati e a questo ci siamo impegnati davanti a Dio e davanti agli uomini. Adesso sì mi sembra di sedere a mensa come un frate”. I frati capirono la lezione e alcuni cominciarono a piangere forte, nel vederlo lì in terra e meditando sul modo come li aveva corretti. Quei poveretti erano convinti, come tanti di noi, che per rendere bella la festa bisognasse sparare tutte le cartucce a disposizione, fi no a riappropriarsi di falsi valori che avevano abbandonato nel momento in cui avevano deciso di seguire il Signore. Per questo Francesco li corresse con decisione, ricorrendo non a minacce e discorsi, ma a un gesto eloquente. Per dar senso alla festa, infatti, non occorre spendere e spandere fi no a stordirsi, perché la festa deve aiutarci a ritrovare il senso profondo della vita quotidiana, non ad evadere da essa. E che senso avrebbe un Natale vissuto dai cristiani, ma in maniera pagana? Meditare su quanto accadde a Greccio in quel giorno potrebbe aiutarci a ritrovare il senso vero della festa.

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