Francesco e il Natale - Visto da Lui
Il Natale di Greccio del 1223 è una
delle pagine più suggestive e famose
dell'epopea francescana, anche se non
priva di grossi fraintendimenti. Meno
conosciuta, invece, è un'altra pagina
di storia, non meno bella, anche questa
accaduta a Greccio nel Natale di un
anno imprecisato.
In quel giorno un ministro era venuto a
trovare Francesco per celebrare la festa
insieme con lui. I frati del luogo prepararono
allora la mensa con grande cura,
con belle tovaglie bianche e bicchieri di
vetro. Un lusso, certo, per gente che per
vocazione aveva quella di vivere come i
poveri, che a malapena – anche in quel
giorno – avevano di che mangiare.
Vedendo quella scena, Francesco uscì
senza farsi notare e, preso il cappello e il
bastone di un mendicante di passaggio,
andò fuori dal romitorio. I frati intanto
si posero a tavola, perché Francesco
stesso aveva dato l'ordine di non aspettarlo
quando tardava a recarsi a mensa.
Egli allora bussò alla porta, quindi entrò
come un pellegrino e giunto nella
stanza dove i frati mangiavano chiese
l'elemosina per amore di Dio.
Tutti lo riconobbero immediatamente.
Il ministro allora rispose: “Fratello, siamo
poveri anche noi, ed essendo numerosi,
le elemosine che stiamo consumando ci sono
necessarie. Ma per amore del Signore, che
hai invocato, entra e divideremo con te le
elemosine che Dio ci ha dato”. Francesco si
accostò alla tavola e il ministro gli diede
la scodella, da cui stava prendendo cibo,
con del pane. Egli, allora, prese l'una e
l'altro andò a sedersi in terra vicino al
fuoco, mentre i frati stavano a mensa in
alto. Disse poi sospirando: “Quando vidi
questa tavola preparata con tanto lusso e ricercatezza,
ho pensato che non era la mensa
dei poveri frati, i quali vanno ogni giorno a
questuare di porta in porta. A gente come
noi si conviene seguire in ogni cosa l'esempio
di umiltà e povertà del Figlio di Dio più che
agli altri religiosi: poiché a questo siamo stati
chiamati e a questo ci siamo impegnati davanti
a Dio e davanti agli uomini. Adesso sì
mi sembra di sedere a mensa come un frate”.
I frati capirono la lezione e alcuni cominciarono
a piangere forte, nel vederlo
lì in terra e meditando sul modo
come li aveva corretti. Quei poveretti
erano convinti, come tanti di noi, che
per rendere bella la festa bisognasse
sparare tutte le cartucce a disposizione,
fi no a riappropriarsi di falsi valori che
avevano abbandonato nel momento
in cui avevano deciso di seguire il
Signore. Per questo Francesco li corresse
con decisione, ricorrendo non a
minacce e discorsi, ma a un gesto eloquente.
Per dar senso alla festa, infatti,
non occorre spendere e spandere fi no
a stordirsi, perché la festa deve aiutarci
a ritrovare il senso profondo della vita
quotidiana, non ad evadere da essa. E
che senso avrebbe un Natale vissuto
dai cristiani, ma in maniera pagana?
Meditare su quanto accadde a Greccio
in quel giorno potrebbe aiutarci a ritrovare
il senso vero della festa.
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